sabato 15 aprile 2023

per Les Fleurs Du Mal: “Cleopatra. La schiava dei romani” di Giuseppe Lorin, Bonfirraro editore. A cura di Patrizia Baglioni

L’Egitto da sempre è una terra ammaliante, misteriosa e ricca; le ricerche archeologiche continuano senza sosta affiancate dalla revisione storica che spesso deve smentire se stessa. Ciò che con certezza possiamo dire su questa terra, è che non ci sono certezze, il corridoio nella piramide di Cheope scoperto proprio in questi ultimi mesi conferma una cultura tanto antica quanto sorprendente. Oltre alle piramidi e alla Sfinge, l’immaginario collettivo da sempre torna a riflettere e indagare sull’ambiguità religiosa, sugli enigmatici geroglifici e sulle straordinarie conoscenze matematiche e ingegneristiche del popolo egizio. Ma quando si parla di Egitto, immediatamente per associazione si pensa a Cleopatra sua regina più rappresentativa, perché al di là del personaggio storico, con la sua figura e la sua vita ha incarnato l’Egitto. Affascinante, sensuale, carnale quanto divina, intelligente sopra la media e capace di sentire il suo popolo, amante ribelle e amata prescelta, unica e riconoscibile Cleopatra è passata alla storia proprio per la sua particolarità. La sua fama però è contraddittoria e sicuramente la memoria non l’ha premiata, ha ispirato leggende, libri e film, ma già gli intellettuali dell’epoca l’avevano sempre condannata come donna interessata ed egoista. Giuseppe Lorin la indica appositamente come la schiava dei romani, perché la sua immagine è rimasta prigioniera dell’immagine che il popolo romano si era fatto di lei. Per raccontare in modo adeguato la sua figura e liberarla da false nomee, l’autore parte nella sua trattazione, dalle prime dinastie fino all’ultimo periodo che abbraccia la storia dei Tolomei, con l’ultima regina di questa dinastia: Cleopatra VII. Primo fra tutti a denigrare la regina Cleopatra fu Ottaviano Augusto, oltre che Calpurnia, la moglie di Gaio Giulio Cesare, e alcuni storiografi dell’epoca imperiale, che hanno appositamente operato una disinformazione e una distorsione della verità affinché la regina fosse mal vista in vita e ricordata negativamente dopo la sua morte. Per questo è tanto difficile conoscerla, anche perché la ricostruzione dell’aspetto politico è fortemente intrecciata con l’ambito amoroso e relazionale. Con certezza possiamo dire che è stata una donna desiderata e che lei stessa ha amato con passione, che ha attirato a sé gli uomini più potenti del mondo e ha provato a suo modo a resistere e gestire la strategia imperiale dei romani. Ma andiamo con ordine, perché l’autore non procede a caso, imposta metodicamente il suo lavoro di ricerca e ricostruzione, dalla storia d’Egitto si passa alla discendenza di Cleopatra dalla casata di Alessandro Magno. Anche la scrittura e la calligrafia vengono esaminate a confronto con quelle dei popoli del mediterraneo per comprenderne il carattere spirituale e l’originalità chiarita ai nostri tempi grazie alla Stele di Rosetta. Si esamina la dinastia dei Tolomei a partire dai Colossi di Memnon risalenti all’epoca del faraone Amenhotep III e protagonisti dell’antica leggenda del pianto che si sentiva provenire tutte le mattine dalle statue, della madre Mutemuia e della spossa Tiy per il faraone morto. Molti viaggiatori riferirono di questo lamento che si percepiva e che cessò dopo il terremoto del 27 a.C. che spezzò in due il colosso di destra. Dopo l’alternarsi delle generazioni e dei regnanti si arriva a Cleopatra e al suo periodo di permanenza a Roma insieme al figlio di un anno e al fratello maggiore di dieci anni Tolomeo XIV, che era anche suo marito. A ricordare questo suo periodo a Roma è la statua chiamata Venere dell’Esquilino che con il tempo ci ha restituito il volto e le sembianze di Cleopatra. Lorin va ad approfondire i rapporti tra la donna e gli scrittori dell’epoca che incuriositi andavano a trovarla, tra questi anche il suo acerrimo nemico Cicerone, la relazione d’amore con Giulio Cesare e quella d’odio con la moglie di lui, Calpurnia. Morto Cesare, Cleopatra torna nella sua terra di cui si innamora anche Marco Antonio e come la storia sia finita è chiaro a tutti. Eppure… Anche in questo rapporto sono tanti gli interrogativi rimasti aperti. Quanto amore c’era in entrambi? E quanto interesse? E soprattutto quale mistero si nasconde dietro alla morte della grande regina? La tesi dell’aspide oggi è quasi esclusa anche se resta l’ipotesi che Cleopatra si sia tolta volontariamente la vita. Ciò che resta tra i mille dubbi della storia è la vivacità della sua figura, la grande personalità che si è conservata nei secoli e la costante attrazione che ha esercitato su uomini e donne. Cleopatra esce dalla storia e diventa mito, ed è giusto che questo testo le abbia restituito la dignità che forse in vita le è stata sottratta. Grazie a Giuseppe Lorin e a Bonfirraro editore per questo saggio completo, esatto nella ricostruzione storica e scritto con grande trasporto ed emozione che permette al lettore di viaggiare tra l’Egitto e Roma e avvicinarsi a Cleopatra e conoscerla meglio come regina e donna.

per FATTII PER LA STORIA: Cleopatra. La schiava dei romani, il libro di Giuseppe Lorin di Mirko Muccilli

Il nuovo libro di Bonfirraro Editore “E’ indiscussa la fascinazione che ancora emana il personaggio di Cleopatra, una delle donne più misteriose della storia, con una vita fatta di concessioni, intrighi, relazioni amorose, menzogne, discorsi, strategie, lotte, dove l’istinto di amare regnava e l’amore era indiscusso per la sua terra che l’ha accolta, per il suo popolo che l’adorava, l’amore che ha cercato fino all’ultimo istante del suo passaggio terreno di diffondere al mondo fino ad allora conosciuto”. “Cleopatra. La schiava dei romani, viaggio introduttivo nella terra dei faraoni”, questo è il titolo del recente libro dello scrittore, attore e giornalista Giuseppe Lorin, frutto di quattro anni di lavoro intervallati da incontri intellettuali, viaggi, interviste ad esperti e ricerca bibliografica. La pubblicazione del volume è a cura della casa editrice indipendente Bonfirraro Editore molto attiva nella produzione di libri di narrativa, poesia, saggistica, storia, letteratura straniera e che ha fatto propria la massima del suo fondatore Salvo Bonfirraro: “La nostra storia è il futuro verso cui ci avviamo…”. Cleopatra. La schiava dei romani: il libro di Giuseppe Lorin Il corposo e avvincente libro di Giuseppe Lorin, aperto dalla prefazione del principe di Montenegro e Macedonia Stéphane Cernetìc, non può essere considerato soltanto un’esaustiva biografia di Cleopatra VII (69-30 a.C.), ultima regina d’Egitto della dinastia tolemaica, poiché l’autore inizia la sua ricostruzione storica partendo dai tempi del re Filippo II di Macedonia visto che è proprio a partire dagli anni di Alessandro Magno “che l’Egitto entra di fatto nel mondo nuovo sia dei macedoni sia dell’Impero romano”. Oltre a questo aspetto è di notevole interesse il modo in cui l’autore accompagna il lettore verso la scoperta della cultura dell’antico Egitto soffermandosi nella prima parte del libro su alcuni specifici aspetti come ad esempio la scrittura, l’astrologia e la religione del paese dei faraoni che “si presentava come un insieme di popoli, di religioni, di culture estremamente complesse”. La lettura del libro consente, dunque, un’immersione completa nel mondo dell’antichità, attraverso un viaggio che ricopre essenzialmente tre secoli (IV-I secolo a.C.) ed include anche qualche breve riferimento alla mitologia greca precedente. Sullo sfondo della narrazione non c’è solo la storia dell’Egitto ma anche quella romana e greca, le cui culture si intrecciano strettamente tra loro: Cleopatra. La schiava dei romani, Giuseppe Lorin Accanto al contesto storico e culturale Lorin tratteggia con sapiente abilità la figura di Cleopatra, uno dei personaggi dell’antichità che ha più affascinato i posteri nel corso dei secoli, solleticando la fantasia di molti, al punto che su di lei “è fiorita ogni sorta di leggenda, addirittura sul colorito della sua pelle, sulla metodologia della sua morte o sull’ubicazione della sua tomba”. Come per tutte le figure storiche del passato anche per Cleopatra gli studiosi si sono divisi nei loro giudizi positivi e negativi: “Alcuni autori ce la descrivono colta, poliglotta, scienziata, esoterica, filosofa; altri di spregiudicata sfrontatezza sessuale; altri ancora scrivono che fosse tanto crudele da eseguire personalmente sadici esperimenti su esseri umani condannati a morte”. Di fronte alle variegate considerazioni, talvolta estreme, illustrate in innumerevoli opere letterarie e rappresentazioni cinematografiche e teatrali, sembrano tuttavia emergere alcuni punti fermi del personaggio Cleopatra, come ad esempio la sua erudizione ed astuzia usate abilmente dalla donna per cercare di ottenere dei vantaggi per il regno e la dinastia. Un fascino femminile “fatto di intelligenza e cultura” che, però, come dimostra Lorin, non è bastato per evitare di essere piegata ai progetti politici di Gaio Giulio Cesare e Marco Antonio, gli uomini romani ai quali Cleopatra si lega sentimentalmente. Sotto invito di Cesare la regina d’Egitto trascorre un lungo periodo anche Roma, a partire dall’anno 46 a.C. fino alle idi di marzo del 44. Nell’Urbe Cleopatra porta con sé il figlio Cesarione, nato dal rapporto con Cesare, e viene accompagnata dal fratello-marito maggiore Tolomeo XIV, suscitando la curiosità della popolazione e di molte personalità di rilievo della politica romana del tempo. A questo proposito l’autore ci svela un retroscena curioso: “Sembra di capire che la residenza transtiberina che ospitava Cleopatra dovesse essere animata da una intensa vita sociale e culturale: la regina, infatti, era donna di vivace intelligenza, poliglotta (parlava dieci lingue) e di raffinata cultura. Andò a trovarla perfino Marco Tullio Cicerone nonostante fosse un suo acerrimo avversario, ma non si trattenne nel confessare il suo odio per lei nel “Reginam odi” del 13 giugno del 44 a.C. A lui Cleopatra, per smussare questo suo atteggiamento criticamente molesto, promise l’invio di vari papiri antichi, un dono che già all’epoca era tanto raffinato quanto costoso. I papiri che la regina gli inviò trattavano formule riguardanti il passaggio dalla vita all’oltretomba. Erano regali, sì costosi, ma ricchi di una vena di ironia satirica che ci mostrano una regina atta all’autocritica e alla predisposizione alla gioia”. L’esperienza terrena dell’ultima regina d’Egitto della dinastia dei Tolomei si conclude come è noto, il 12 agosto del 30 a.C., per la sua volontà di raggiungere nell’oltretomba Marco Antonio al quale ha indissolubilmente legato il proprio destino sentimentale e politico. Un duplice suicidio che ha reso entrambi immortali. Il volume Lorin, ricco di curiosità e informazioni utili a rivivere il mondo antico, consente di scoprire o riscoprire ampiamente e in modo esaustivo, il personaggio di Cleopatra, che viene acutamente analizzato in tutte le sue molteplici sfaccettature con occhio critico ed imparziale. Leggi anche la recensione del romanzo storico “L’ultimo principe di Sicilia. Da Palermo a Napoli sulle orme di Ercole Michele Branciforte” della stessa casa editrice. Giuseppe Lorin è nato a Roma, dove vive. Scrittore, attore, regista, saggista e giornalista pubblicista. Nel 2009, ha pubblicato con Tespi-Nicola Pesce Editore, Manuale di dizione con la prefazione di Corrado Calabrò, già garante della Comunicazione Italiana, e contributi di Dacia Maraini. Per la D&M, nel 2013, ha pubblicato Da Monteverde al mare con prefazione del principe Jonathan Doria Pamphilj, nel 2015 per lo stesso editore pubblica Tra le argille del tempo, il primo romanzo post fantastorico e, a seguire, nel 2016, Roma, i segreti degli antichi luoghi. Per Alter Ego Edizioni, nel 2017, pubblica Roma la verità violata.

per LA VOCE D'ITALIA “Il fascino di una Cleopatra inedita per Giuseppe Lorin” di Elisabetta Bagli

di Elisabetta Bagli Giuseppe Lorin, attore, regista, romanziere, critico letterario, autore, conduttore e giornalista, con i suoi ultimi libri, ci ha abituato a fare un’immersione nella storia e nelle tradizioni di una Roma, a volte sconosciuta ai più, che ama smisuratamente. Ma nel suo ultimo libro che esce il 10 marzo in tutte le librerie fisiche e online ci addentrerà in un viaggio nella terra dei faraoni, ponendo in risalto la figura della regina CleopatraVII della dinastia dei Tolomei. Il suo libro dal titolo “Cleopatra la schiava dei romani – viaggio introduttivo nella terra dei faraoni”, Bonfirraro Editore, ci aiuta a comprendere meglio il personaggio storico che ha illuminato e alimentato la fantasia di grandi autori e cineasti del passato. Per addentrarci in questo mondo e capire meglio cosa ha spinto Giuseppe Lorin a scrivere un libro su questo affascinante argomento preferiamo far parlare direttamente il nostro autore. “Cleopatra, la schiava dei Romani”, un titolo molto diretto e forte. Caro Giuseppe, ce lo puoi illustrare? Con il titolo “Cleopatra, la schiava dei romani”, ho inteso introdurre i lettori in un viaggio nella terra dei faraoni, partendo dalle primissime dinastie fino all’ultimo periodo che abbraccia la storia dei Tolomei, con la regina di questa dinastia: Cleopatra VII. Perché nomini proprio Cleopatra come schiava dei romani? La definizione “schiava dei romani” riferito alla regina dell’Egitto è un eufemismo che sostituisce e chiarisce, in forma affettiva, quel fascino amoroso che la stessa ha avuto su Giulio Cesare, ammirato ed amato dal popolo di Roma e dal quale ebbe un figlio ovvero, Tolomeo Cesare XV Philopátor Philométor (devoto al padre e alla madre) che venne soprannominato Cesarione perché figlio di Cesare. Il popolo romano adorava Cleopatra, più di Calpurnia, moglie di Cesare. I detrattori della regina Cleopatra e, primo fra tutti Cesare Ottaviano Augusto oltre a Calpurnia ed ad alcuni storiografi dell’epoca imperiale, hanno appositamente operato una disinformazione e una distorsione della verità affinché la regina fosse colpita dalla damnatio memoriae. E così fu. Su di lei è fiorita ogni sorta di leggenda. Quando si leggono le descrizioni che di lei ci hanno lasciato gli autori filo augustei e augustei, bisogna fare molta attenzione e vagliare accuratamente le numerose presunte “notizie” oltre ad indagare anche tra autori più neutrali o contrari al pensiero e alla critica imperiale. Alcuni autori ce la descrivono colta, poliglotta, scienziata, filosofa; altri di una spregiudicata sfrontatezza sessuale; altri ancora tanto crudele da eseguire personalmente sadici esperimenti su esseri umani condannati a morte. Quanto di questo è frutto della propaganda ostile alla regina e quanto invece esagerato dalla sua stessa corte? Di certo la sua storia fu segnata dall’incontro con gli uomini più potenti del suo tempo che, se pur sedotti dal suo fascino fatto di intelligenza e cultura, riuscirono a piegarla ai loro progetti politici. Progetti che Cleopatra accettò per trarne vantaggio per il suo regno, per sé stessa e per i suoi figli. La sua politica mirò sempre alla tutela dell’identità e dell’indipendenza della sua dinastia tolemaica. Troppi romanzi, troppe versioni cinematografiche e teatrali hanno fatto sì che si sviluppasse la necessità di “epurare” la vera immagine della regina Cleopatra andando alla ricerca, aggiungo, “disperata” almeno per me, di una documentazione storica sulla personalità e sull’attività politica della regina, in quanto mancano informazioni concrete da parte delle fonti contemporanee. È stato inevitabile parlare del prima e del dopo Cleopatra ed è per questo che mi scuso con i lettori che avrebbero forse preferito che descrivessi in tutte queste pagine, solo e unicamente Cleopatra, la schiava dei romani, ma è fondamentale per comprendere l’unicità della cultura della quale Cleopatra è figlia ma anche ultima rappresentante del mondo dei faraoni. Questo libro ha l’intento di proporre la verità storica su Cleopatra VII Thea Filopatore, Dea adoratrice del padre. Siamo innanzi a questa corposa opera letteraria di più di 400 intense pagine di storia e di vita della Regina Cleopatra. Cosa ti ha spinto a scrivere di lei e perché? Sinceramente l’idea di scrivere su Cleopatra e non solo, mi è venuta un pomeriggio durante una passeggiata nell’attesa dell’arrivo di mia moglie. Ero nell’alto parco degli Eucalipti, in viale dell’Artigianato all’EUR, qui a Roma dove intento ammiravo gli immensi riquadri a stele in travertino di Fausto Melotti (Rovereto, 8 giugno 1901 – Milano, 22 giugno 1986) e di Aroldo Bellini (Perugia 1902 – Roma 1984), che ricordano il mito di Meleagro e della sua Cleopatra, che non era la regina dell’alto e del basso Nilo, protagonista del mio saggio storico. Per scrivere un libro di questo genere è necessario fare molta ricerca per poter dare al lettore una visione completa ed esatta degli avvenimenti. Ora che il libro il 10 marzo sarà nelle maggiori librerie ed on line che sensazione avverti? Quanto tempo hai impiegato per la sua stesura e quali sono state le fonti alle quali hai attinto? Ho vissuto per quattro anni con Cleopatra, Cesare e Marco Antonio ed ora, dare addio a queste entità che mi hanno accompagnato e permesso di scrivere le loro storie e di farli rivivere qui, nella mia stanza dove a tavolino li ho materializzati con la mia sensibilità attoriale, devo affermare che mi dispiace. Ma felice di stringerli a me nel mio saggio che parla di loro e della loro vita. Le fonti antiche le ho divise in Sostenitori ed Avversari della regina dell’Alto e del Basso Egitto. I volta gabbana sono sempre esistiti ed è per questa ragione che sono stato costretto ad analizzare e soppesare con raffronti vari ciò che gli storiografi antichi riportavano nei loro componimenti o a favore di Cleopatra o a favore di Cesare Ottaviano Augusto, l’imperatore. Le fonti, alle quali ho attinto per delineare una accettabile verità storica, a lei contemporanee che sono giunte fino a noi sono il De bello Alexandrino, l’opera attribuita al console, comandante di legione, storico e politico designato da Giulio Cesare, Aulus Hirtius da Ferentinum, in cui la regina è menzionata come protetta da Giulio Cesare ed ospitata nella dimora dorata, nominata bonariamente “prigione”, sulla riva destra del Tevere verso i confini degli Horti Caesaris. Gli storici affermano che Aulus Hirtius scrisse anche l’ottavo libro del De bello Gallico, l’opera più conosciuta di Cesare; fu un sostenitore di Marco Antonio. Aulus Hirtius venne ucciso nella battaglia di Modena che si svolse il 21 aprile del 43 a.C. La sua tomba fu ritrovata a Roma nel 1938, nell’area di Campo Marzio, sotto l’attuale Palazzo della Cancelleria dove una paleo ecclesia detta di San Damaso custodiva in un sarcofago romano le ossa del letterato militare ferentino Aulus Hirtius. L’apparato architettonico della chiesa venne improntato da papa Damaso nel IV sec. d.C.. Un’altra fonte sono gli scritti dell’oratore, avvocato, politico, storico, filosofo Marcus Tullius Cicero, Cicerone, che si soffermano sulla figura di Cleopatra in modo negativo così come farà con Marco Antonio nelle sue Filippiche, poiché lui opportunista, parteggiava caldamente per l’imperatore Cesare Ottaviano Augusto. Le raccolte più complete di informazioni vengono da pochi autori romani che parteggiavano per l’imperatore Augusto, i quali presentarono la regina egizia come una donna lussuriosa e avida, probabilmente a causa della cultura maschilista romana della corte dell’imperatore, senza poter tuttavia negare la sua intelligenza: Plutarco di Cheronea, 46 d.C./48 d.C., secondo il catalogo di Lampria, fu il più antico in ordine temporale e le sue informazioni si basarono su fonti contemporanee a Cleopatra, nata probabilmente a Cipro il 29 dicembre del 70 a.C., incoronata Cleopatra VII Thĕa Philopătōr nel 52 a.C. e deceduta tra il 10 ed il 12 agosto del 30 a.C.. Scrissero della regina dell’Alto e del Basso Egitto nonché regina di Cipro i membri della sua corte, come il medico e scrittore macedone ellenico Filota di Amfissa del 55 a.C., con gli aneddoti della corte di Alessandria, e il medico dell’Ellade Olimpo, molto produttivo nel 30 a.C. che diede dei consigli a Cleopatra su come morire ed aiutata ad accelerare il trapasso. Olimpo segnava tutto ciò che di importante ed originale riguardasse le biografie dei personaggi in voga nel suo tempo; non ultimo gli scritti del romano Quintus Dellius, militare e storico del I sec. a.C., all’apice della carriera tra il 43 e il 31 a.C., nonché il bisnonno di Plutarco, Nicarco, che narra che per la battaglia di Azio i cittadini dovettero portare un carico di grano fino al mare; i suoi testi vennero tradotti più volte dal greco in latino; Cassio Dione di Nicea, il console del I sec. d.C., nella sua Storia romana, descrisse gli eventi del mondo romano al tempo di Cleopatra VII, ma non fu in grado di cogliere la complessità del declino del mondo ellenistico dopo la morte di Antonio e Cleopatra; informazioni storiche molto importanti vengono altresì da Yosef Ben Mathityiau conosciuto come Flavio Giuseppe, contemporaneo di Plutarco, il quale fu il primo ad apprezzare Cleopatra come sovrana impegnata ad una unificazione politica di intenti governativi, il cui interesse storiografico riguardò la relazione tra il regno egizio e il mondo della Giudea, basando la propria ricostruzione storica sulle memorie di Erode il Grande e sul lavoro di Nicola di Damasco. Alla sua corte tiberina, la regina riceveva: Lucio Apuleio, Sallustio, Asinio Pollione, e due ventenni Cicerone e Virgilio. Cleopatra amava ascoltare Orazio che arricchiva i suoi racconti amorosi di vergini e ninfe dalla pelle ambrata. Gli incontri nella prigione dorata sul Tevere erano arricchiti da danze e scene attoriali così come solo Publilio Siro riusciva ad organizzare. Cleopatra posò per la scultura del valente Arcesilao di Cirene che la ritrasse nelle fattezze della sacra Iside così come scolpì la Venere Genitrice su ordinazione di Giulio Cesare che la fece collocare nel suo foro, nella vallata di fronte al Campidoglio. I poeti che in età augustea, si dimostrarono opportunisti e furono dei volta gabbana furono Virgilio, Properzio, Ovidio e Orazio, mostrarono una forte avversione per la regina e furono i diffusori della propaganda a lei contraria ripresa dai loro successori e sopravvissuta per secoli, anche se fu proprio Virgilio nell’Eneide a introdurre la storia amorosa di Antonio e Cleopatra nell’immaginario collettivo. Cleopatra viene inoltre menzionata in molti altri testi latini, sia storiografici sia poetici, da cui si evincono alcuni dettagli altrimenti sconosciuti della sua vita così come ce la riportano: Appiano, Lucano, Marziale, Strabone, Gaio Svetonio Tranquillo, Velleio Patercolo, Zenone di Isauria, ed altri. Zenone di Isauria, fa visita al Tempio di Dendera e dà disposizione al trasferimento dei sarcofagi di Cleopatra e di Marco Antonio in Cirenaica, a Tolmeita, nel Mausoleo della famiglia reale dei Giuba e Giuba II sposò la figlia di Cleopatra VII e di Marco Antonio, Cleopatra VIII. Poi la tomba venne conosciuta come Mausoleo dei Tolomei. La visione romana su Cleopatra, la sensazione del popolo dell’Vrbis Romae, è racchiusa nella breve biografia, l’unica giuntaci dal mondo antico esplicitamente scritta su di lei, è contenuta nel De viris illustribus urbis Romae, resoconto di un anonimo del IV secolo la di cui struttura è sotto forma di biografie di illustri personaggi della repubblica romana, lo storiografo inizia con Romolo e termina con Marco Antonio e Cleopatra, ed è suddiviso in 86 brevi capitoli. I Capitoli dal 72° al 76° sono relativi all’età delle guerre civili, con le biografie di Emilio Scauro, Lucio Apuleio Saturnino, Lucullo, Silla, Mitridate, Pompeo, Cesare, Ottaviano, Catone Uticense, Cicerone, Bruto, Cassio, Sesto Pompeo, Marco Antonio e Cleopatra. Si suppone che l’anonimo del IV secolo fosse o Gaio Giulio Igino o Giulio Floro, entrambi storiografi della corte imperiale. Cleopatra è stata una delle donne con più potere dal punto di vista politico della storia antica. Pensi che oggigiorno esistano figure politiche femminili che possano assimilarsi in importanza o strategia alla regina egizia, contestualizzando il suo modo di agire all’epoca in cui viviamo? Cleopatra è antesignana del pensiero europeo, una eroina ante litteram d’Europa; è stata la prima Ursula von der Leyen della storia. Stirpe generata in Macedonia ellenica, radici e legami fraterni con l’Africa del filoellenicos Nectaneb I della XXX Dinastia (378-341), con Cipro dove ancora ci sono le rovine della reggia del faraone e dove nacque la madre di Cleopatra VII la cipriota. Tutta l’area del Mediterraneo è stata toccata dai commercianti egizi, e Roma che catturò il cuore di Cleopatra. Cleopatra VII, intesa come strumento di pace dalle radici europee trapiantate in terra d’Egitto, sembra essere ancora viva! Cleopatra e l’affermazione di identità per la sua dinastia, i suoi figli e per sé stessa come donna. Come viene trattato questo aspetto nel tuo libro? La giovane Cleopatra iniziò a viaggiare alla volta dell’Vrbis Romae con suo padre, Tolomeo XII, in missione politica, per chiedere favori a Giulio Cesare. Compiva questa missione per salvaguardare la sua dinastia, la sua famiglia. Fu una delle tante lezioni che il faraone impartì alla figlia che non venne notata da Cesare, era proprio una bambina insignificante! Ma il trascorrere del tempo muta le fisionomie ed imparò a proteggere i suoi tre figli avuti da Marco Antonio. Questo fascino per la storia antica che si evidenzia nei tuoi libri, da dove deriva? Avendo avuto genitori sia di Padova sia di Capua ed abitando nella capitale, sin da piccolo la nostra casa era visitata da parenti del Nord e del Sud Italia. Così mia mamma, per rendersi libera a casa nelle preparazioni di accoglienza, mi mandava con loro nella visita turistica di Roma. Ed eccomi trasformato in un Cicerone, senza Filippiche, perché quelle le riservavo alla mamma appena partiti i parenti. C’è da dire che frequentai l’Istituto Tecnico per il Turismo “Marco Polo”, dove la professoressa di Storia dell’Arte ci portava a conoscere nel dettaglio la nostra meravigliosa Roma, antica e moderna. Ed è qui lo sbocciare di questa mia personale passione per l’Vrbis Romae, fondata il 21 aprile 753 a.C.. Perché dovremmo leggere il tuo libro? Se amate la Storia, se amate trovare le corrispondenze tra gli eventi passati e l’attualità per poter crescere in sintonia con l’evoluzione dell’umanità, allora questo saggio è la scelta ideale per intraprendere un percorso di equilibrio e bellezza. Siamo impazienti di leggere il tuo libro e di trascorrere bei pomeriggi insieme alle avventure e alla personalità di Cleopatra. Ti ringraziamo per questa meravigliosa conversazione e ti aspettiamo presto a Madrid.

sabato 28 agosto 2021

INTERVISTA su Unfolding Roma del 7 Agosto 2021

Per UNFOLDING ROMA una intervista a Giuseppe Lorin di Gioia Lomasti 

Lui ama definirsi uomo di cultura, ma non è semplicemente così. Giuseppe Lorin è regista, attore, giornalista, scrittore, docente di recitazione, dizione, dizione interpretativa e, anche in privato insegnante de “La magia dell’interpretazione con il Metodo Mimesico”. Nel 2017 venne intervistato per una emittente siciliana: Telejato, nel programma "L'officina degli artisti", condotto e ideato da Francesca Currieri. Nato a Roma, vive a Monteverde, area storica sulla sponda destra del fiume Tevere, uno dei quartieri più belli e culturalmente attivi della Capitale. Ha iniziato il suo percorso artistico in tenera età tra le braccia di Ingrid Bergman. L’attrice lo volle per una ripresa in uno dei suoi memorabili film. Diplomato all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio D'Amico", laureato in Psicologia all’Università “La Sapienza” di Roma; specializzato in marketing e pubblicità alla Luigi Bocconi di Milano, collabora con varie testate giornalistiche. Ha lavorato con i più noti registi italiani e stranieri: Luca Ronconi, Richard Attenborough, Giuliano Montaldo, Orazio Costa Giovangigli, Gianni Amelio, Roberto Faenza, Franco Giraldi, Vittorio Sindoni, Ruggero Jacobbi, Andrea Camilleri, Mario Landi, Giorgio Presburger, Gennaro Duccilli, Vittorio Pavoncello, Carmela Colaninno, Federica Fiorillo, Giuseppe Andreozzi, ed altri. Noi di Unfolding lo incontriamo per scoprire a cosa si sta dedicando in questo particolare momento e per conoscere meglio le sue molteplici attività. 

Giuseppe Lorin, Lei non ha mai nascosto il suo profondo amore per Roma. Cosa rappresenta questa città? 

C’è una pubblicità che rammenta “La mamma è sempre la mamma”; ecco, questo rappresenta per me Roma: Mamma Roma, a dirla alla Pasolini, oppure semplicemente Roma ricordando Federico Fellini. Avendo avuto genitori sia di Padova sia di Capua ed abitando nella capitale, sin da piccolo la nostra casa era visitata da parenti del Nord e del Sud Italia. Così mia mamma, per rendersi libera a casa nelle preparazioni di accoglienza, mi mandava con loro nella visita turistica di Roma. Ed eccomi trasformato in un Cicerone, senza Filippiche, perché quelle le riservavo alla mamma appena partiti i parenti. C’è da dire che frequentai l’Istituto Tecnico per il Turismo “Marco Polo”, dove la professoressa di Storia dell’Arte ci portava a conoscere nel dettaglio la nostra meravigliosa Roma, antica e moderna. Ed è qui lo sbocciare di questa mia personale passione per l’Vrbis Romae, fondata il 21 aprile 753 a.C.. Parliamo del patrimonio artistico della Capitale. 

Se dovesse guidare un turista che viene in visita a Roma per la prima volta o avesse un incarico dal Comune di Roma, cosa evidenzierebbe che ancora non si è valorizzato? 

Nel centro dell’Vrbs c’è ancora uno strato archeologico antico, al di sotto del livello attuale di circa una ventina di metri. È in questa area che si ha la sensazione di camminare sul culmine di case intere, di templi sepolti dal tempo o nascosti dagli infiniti terremoti, umani o tellurici, che hanno colpito Roma, nei millenni passati. Se avessi un incarico di consigliere culturale dal comune di Roma, cercherei di sollecitare l’interesse per quella archeologia dimenticata a pochi metri dall’Altare della Patria, nell’area del foro di Giulio Cesare e del foro di Traiano. Giulio Cesare fu il primo a creare un ampliamento con la costruzione del suo Forum Iulium, realizzato tra il 54 ed il 46 a.C. e situato in uno spazio, a nord del Foro Romano, occupato da abitazioni private il cui esproprio provocò l’esborso di ingenti somme dall’erario imperiale. L’edificio sacro nel Foro di Cesare fu il Tempio dedicato a Venere Genitrice, in quanto capostipite della famiglia Giulia, fino a quelle soluzioni innovative che vennero introdotte da Traiano che sostituì il tempio con una Basilica. Se si volesse comunicare il fascino di una Roma interpretata come costruzione geologica che si rigenera sulle proprie rovine, bisognerebbe costruire un grande museo nel ventre della città, ricomponendo la continuità delle architetture sepolte dove i ruderi, come quelli della Basilica Ulpia, non vengano riportati alla luce, ma custoditi nelle ramificazioni del sottosuolo, al livello delle fondamenta originali. Quattromila metri quadrati “inaccessibili al pubblico” proteggono la Basilica Ulpia, il tesoro segreto sotto via dei Fori; un magazzino, un grande deposito per più di ventimila reperti ed alcuni di straordinario valore, che dovrebbero essere esposti e musealizzati, se non tutti ma almeno in parte! E che invece se ne stanno lì, ammonticchiati su vecchi scaffali fin dagli anni Trenta, data in cui vennero dissepolti. Glorie invisibili nascoste. Alcuni, i più importanti, sono stati studiati, puliti e restaurati. Ma a tutt’oggi giacciono impacchettati in grandi fogli di plastica trasparente: altorilievi con raffigurazioni di prigionieri Daci, antiche trabeazioni e altri fregi con decorazioni su temi bellici e sacrali, tutti elementi compositivi della decorazione architettonica e scultorea, pregio e vanto di quegli antichi imperatori. Tutto questo è ciò che rimane della Basilica Ulpia: quel maestoso complesso di cui molto si sa ma altrettanto si ignora, e che è uno degli esempi più evidenti, a Roma, di archeologia interrotta e dimenticata. 

Lei è anche appassionato di storia. Secondo lei qual è il periodo storico che andrebbe conosciuto di più? 

 Nella sua domanda precedente e nella mia risposta, ho accennato al Tempio di Venere Genitrice dove venne allocata una statua di marmo e d’oro che fu causa di litigio tra Cesare e Calpurnia, sua moglie, poiché quella statua aveva le fattezze perfette di Cleopatra VII regina d’Egitto, ricordata bonariamente dal popolo di Cesare, come “la schiava dei romani”. Amo qui ricordare una poesia di Michela Zanarella dedicata a Cleopatra: “Perché Roma ha avuto il mio cuore una sera d’estate mentre il sole chiudeva gli occhi tra gli archi di un teatro antico. Sotto la luna l’eco di un’arpa poco lontano la voce del fiume un silenzio disteso ed il cielo a contenere tutta la storia di una città che mi ha chiesto il tempo della poesia in cambio di un amore vero.” Parlare oggi della regina dell’Egitto, è riflettere sul progetto di unificazione e sul dialogo dei popoli del mediterraneo, tra le culture e le religioni insito nel pensiero e nell’intento della sovrana; Cleopatra VII, intesa come strumento di pace dalle radici europee trapiantate in terra d’Egitto, sembra essere ancora viva! Quando si leggono le descrizioni che di lei ci hanno lasciato gli autori dell’impero di Augusto, bisogna fare molta attenzione e vagliare accuratamente le numerose presunte “notizie”, oltre ad indagare anche tra autori più neutrali o contrari al pensiero e alla critica imperiale. Alcuni autori ce la descrivono colta, poliglotta, scienziata, esoterica, filosofa; altri di spregiudicata sfrontatezza sessuale; altri ancora scrivono che fosse tanto crudele da eseguire personalmente sadici esperimenti su esseri umani condannati a morte, al pari di Lucrezia Borgia! Ma quanto di questo è frutto della propaganda ostile alla regina e quanto invece esagerato dalla sua stessa corte, ricca di detrattori? Di certo la sua storia fu segnata dall’incontro con gli uomini più potenti di quel tempo che, pur sedotti dal suo fascino fatto di intelligenza e cultura, riuscirono a piegarla ai loro progetti politici. Ritornando alla sua domanda direi che il periodo storico che andrebbe più conosciuto è il periodo dei grandi cambiamenti, che rientra tra il 15 marzo del 44 a.C., giorno dell’assassinio di Giulio Cesare, fino al 12 agosto del 30 a.C., giorno che segna la fine del regno di Cleopatra, con la sua morte. Anzi, sarebbe meglio approfondire il periodo che inizia dall’arrivo a Roma, nel 46 a.C., della regina d’Egitto Cleopatra VII, con il figlio avuto da Giulio Cesare, ovvero Tolomeo Cesare, Ptolemaĩos XV Philopátor Philométor Kaĩsar, che venne soprannominato Cesarione dal popolo romano perché figlio di Cesare. Cleopatra rimase nella villa sulla sponda destra del Tevere, a transtiberim, per 19 mesi, fino all’assassinio di Cesare. Un altro periodo della Roma antica che, secondo me, meriterebbe più approfondimento è quello della svolta da Giulio Cesare al primo imperatore romano Cesare Ottaviano Augusto. 

La scrittura è parte integrante della sua vita. Ha pubblicato dieci libri, molti dei quali dedicati a Roma. Come si spiega il coinvolgimento continuo e costante dei lettori, tanto da scoprire pochi giorni fa che uno dei suoi libri è un bestseller del genere tecniche di recitazione?

Roma è come una calamita, attrae e affascina chi vuol saperne di più. C’è da dire che alcuni miei libri hanno avuto prefattori prestigiosi come il principe Jonathan Doria Pamphilj Landi o il discendente di Gian Lorenzo Bernini, Fabiano Forti Bernini, o Stefan Cernetic, Hirh Prince of Montenegro and Macedonia, Grandmaster of the Dynastic Orders of Knighthood. Ultimamente la Famiglia Imperial and Royal di Montenegro, è composta da Princes Stefan, Kharoula, Konstantin e Ivan-Nenad. Del mio bestseller me ne sono accorto pochi giorni fa vedendo Google, libri di Giuseppe Lorin. Per me è stata una orgogliosa sorpresa ed è riferito al “Manuale di Dizione” con prefazione di Corrado Calabrò, già garante della comunicazione italiana, e di Dacia Maraini. Non da ultima è la prefazione di Dante Maffia per il mio “Dossier Isabella Morra, poetessa del XVI secolo” uccisa dai fratelli nel castello baronale di Valsinni. Come ha vissuto la pandemia e il periodo di reclusione forzata dovuto all’emergenza Covid-19? Leggendo, leggendo e studiando, fantasticando, scrivendo e sistemando due testi teatrali divertenti, fissando delle idee, approfondendo sotto il profilo psicologico pensieri di grandi personalità del passato. 

Dal suo profilo Facebook emerge quasi un interesse campanilistico per la nostra bella Italia. Nei secoli cosa abbiamo perduto della nostra penisola? 

Questa ultima sua domanda vorrei dividerla in due. La prima parte riguarda degli articoli-saggi per la loro particolarità descrittiva storica del dettaglio come l’articolo su Tuscania e la regina Hoscia oppure l’articolo su Ostia si apre al mare e non ultimo Civita il borgo sulle nuvole che mi ha fatto vincere il primo premio di giornalismo nella XVI edizione con premiazione a Pereto il 26 settembre 2020. Il Premio Hombres Itinerante è stato ideato e voluto da Enzo D’Urbano per risvegliare le comunità nello spirito dei valori del territorio, dell’accoglienza, del vivere civile. La seconda parte della sua domanda riguarda la perdita di parte della nostra bella e unica Italia. La mia riflessione è su una frase di Jean-Jacques Rousseau - Du Contrat Social (Ginevra, 28 giugno 1712 – Ermenonville, 2 luglio 1778) «In Europa c’è ancora un paese capace di legislazione; è l’isola di Corsica. Il valore e la costanza con cui questo popolo valoroso ha saputo recuperare e difendere la sua libertà, meriterebbero proprio che qualche uomo saggio gli insegnasse a conservarla. Ho il presentimento che un giorno questa piccola isola meraviglierà l’Europa». Napoleone e la sua famiglia nacque in Italia! Gioia Lomasti 7 Agosto 2021

giovedì 15 ottobre 2020

 2020, 26 settembre, a Pereto (Aq), nella chiesa di San Giovanni Battista, cerimonia di premiazione ideata e organizzata da Enzo D'Urbano per il Premio Internazionale HOMBRES ITINERANTE, sezione giornalismo: 1° premio a Giuseppe Lorin per l'articolo su Civita, il borgo sopra le nuvole.





giovedì 5 marzo 2020